venerdì 30 luglio 2021

Moltheni ‎– Senza Eredità (2020)


Un ottimo regalo del Natale scorso, quello che UMG ci ha riservato: la temporanea riesumazione di Moltheni per dare luce ad una decina di inediti rimasti immacolati nel cassetto, risalenti a quegli anni e registrati ex-novo, che lascia anche aperto il fantasioso pensiero di un reunion-tour, anche se solo nella mente mia, tanto per citare il romantico mantra che chiude il disco.

Il quinto malumore era già ben conosciuta da primi anni zero, essendo un pezzo molto presente nei concerti, ma nel suo vigore chitarristico si tratta di un'anomalia all'interno di una raccolta che, coerentemente con la propria apparizione, verte sul lato più intimista e raffinato di Umberto.

Non ho mai lesinato su un mio pensiero universale: diffido sempre delle raccolte di inediti, perchè se qualcosa valeva veramente avrebbe trovato uno sbocco, se non nell'immediato, nel giro di poco tempo. Alcuni pezzi di Senza Eredità, soprattutto nella seconda metà della scaletta, mostrano un po' la corda e tradiscono la loro evidente affiliazione al periodo più narcotico di Moltheni, quello di Toilette Memoria / Io non sono come te, a mio avviso quello meno esaltante della sua ventennale carriera. 

Il mio entusiasmo, perciò, è rivolto alle prime tre tracce del lotto, che da sole valgono il biglietto. Estate 1983, un testo da far scoccare la lacrimuccia e atmosfera agreste piena di vitalità e colori. Ieri, superbo valzer in progressione pragmatica del miglior stampo moltheniano. 

Ed il vero regalo dell'Umberto odierno, un auto-mascheramento fenomenale, La mia libertà. Uno dei migliori 10 pezzi del suo canzoniere, a prescindere dal monicker. E' questo che chiedo ad uno dei miei massimi eroi, quello di farmi aggiornare periodicamente la playlist cumulativa.

mercoledì 28 luglio 2021

Screams From The List #98 - Brainstorm – Smile A While (1972)


Jazz-rock pirotecnico e variopinto da parte di un quartetto del sud della Germania, che realizzò soltanto due album fra il '72 ed il '73. L'influenza dei Soft Machine è tangibile nelle partiture formalmente più composte, ma in lungo ed in largo emergono elementi di pura follia che scompaginano il copione e conferiscono un tocco estremamente personale, punto non da poco per un genere abbastanza inflazionato come quello di competenza. Il disco scorre così catturando costantemente attenzione ed evitando narcisismi strumentali di qualsiasi natura. Quel che si dice un'ottimo lavoro di squadra, e che fossero affiatati e compatti lo si deduce anche dalla decisione (sempre se non fu loro imposto da qualcun'altro) di fare quella copertina, nel (forse ingenuo) tentativo di catturare più attenzione di quanto avrebbero ottenuto con la loro musica.

lunedì 26 luglio 2021

American Football ‎– American Football (1999)


Strano, il destino di questo disco. Ricordo bene che, a fine anni '90, della covata derivante dai Cap'n Jazz scriveva con chiarezza soltanto Piero Scaruffi, e neanche con tanto entusiasmo. Ad avere la maggiore esposizione furono sicuramente i Joan Of Arc, e neanche in questo caso ci si strappò i capelli. Non si può negare che ogni espressione di Mike Kinsella non abbia un'alta percentuale di originalità, il fatto sta essenzialmente nel de gustibus. A questo progetto estemporaneo (infelicemente) chiamato American Football furono dedicate pochissime righe, con distacco. Col passare degli anni ha guadagnato una reputazione enorme (lo dico con malizia: un album solo e lo scioglimento accresce il mistero?), e la mia è la seguente: un ottimo disco, che in effetti fu ignorato ed avrebbe meritato più risonanza. Puro Kinsella-style, poco da dire: cantilene arzigogolate, ceselli chitarristici, ritmi dispari ma essenziali, l'importante assenza del basso, melodie generalmente crepuscolari ma all'occorrenza anche solari e positive. Giusto il recupero ed il revival, anche se la mediocre reunion ha un po' ridimensionato il fenomeno.

sabato 24 luglio 2021

Nyx Nótt ‎– Aux Pieds De La Nuit (2020)

 

In assoluto ciò che ho ascoltato di più nel secondo semestre del 2020, di conseguenza il mio disco dell'anno. In fondo, me lo sentivo che l'addio di Lucky Pierre fosse soltanto la chiusura di una porta che a sua volta ne avrebbe aperta un'altra, che si chiama Nyx Nótt. Imprinting francese per l'esordio Aux Pieds De La Nuit, spero il primo di un altra lunga serie cinematica di Aidan Moffat, con una stupefacente carrellata di suoni notturni, squisitamente vintage, di arrangiamenti raffinatissimi, di archi drammaturgici e vellutati. Quasi zero l'elettronica; il suo trovarobato non è mai stato così maniacalmente curato, e compassato direi, visto il sostanziale equilibrio umorale, scevro quindi dai picchi up & down che caratterizzarono la seconda fase di LP.  Difficile scegliere gli highlights per un capolavoro del genere, direi la chitarra morriconiana di The Prairie, il vortice pianistico di Shirley Jackson on drums, l'intro atmosferica ed i fiati di Mickey Mouse strut. La versione ivi offerta include una preziosa bonus track altrimenti non disponibile, la variante soft-tribal di Damascene Slap.  

giovedì 22 luglio 2021

Windy & Carl ‎– Drawing Of Sound (1996)

Un duo che ho sempre snobbato per un banalissimo motivo: non mi piace il loro monicker, chissà perchè mi rievocava entità mainstream del passato. E tutto questo nonostante l'esposizione su Kranky alla fine degli anni '90, che se non era una certezza poco ci mancava. Così a 25 anni di distanza scopro questo ottimo Drawing of sound, un lungo affresco di space-dream-gaze, ad opera di una coppia di coniugi che utilizza semplicemente chitarre iper-stratificate (lui), basso e qualche cantatina timida (lei). Una sorta di versione metropolitana dei Flying Saucer Attack, con qualche santino tedesco degli anni '70 sempre in saccoccia, da estrarre al momento giusto. Un album altamente onirico, vista anche l'assenza totale di percussioni, ottimo come sottofondo pomeridiano a qualche attività ricreativa.

martedì 20 luglio 2021

Flaming Lips - King's Mouth (2019)


Seppur lanciato in tono minore per la sua natura di sonorizzazione, King's Mouth è l'ennesima dimostrazione di eterna giovinezza, ora che ci si avvicina ai 60 anni per Wayne Coyne e Mike Ivins. King's mouth è una chiccha psycho-pop ispiratissima, un concept all'antica immerso in un'atmosfera ovattata e sognante, con due superbità iniziali da brividi, The Sparrow e Giant Baby, che mettono in secondo piano il (pur brillante) proseguio del romanzetto. Il finale sinfonico e trionfante How can a head è la degna chiusura di un cine-musical che, come per magia, ci sembra qualcosa di stra-sentito, qualcosa che è sempre stata nell'aria e nelle nostre orecchie ma che soltanto i Lips sono in grado di concretizzare.

domenica 18 luglio 2021

Roy Harper ‎– HQ (1975)

Il disco hard-rock di RH, forte della presenza di pesi massimi come John Paul Jones, David Gilmour, Bill Bruford e Chris Spedding (anche se non in contemporanea). Era il momento di iniziare a riscuotere seriamente: fra una cantata con i Pink Floyd ed una scorrazzata con i Led Zeppelin, lo psycho-minstrel si attaccava alla corrente e tirava fuori dal cilindro una suite rocciosa ed avvincente di 14 minuti, The Game, che da sola vale il prezzo del biglietto, ma non sono da meno i caleidoscopi ribollenti di The spirit lives e Referendum (Legend), la pantomima irresistibile di Grown ups are just silly children. Nella seconda parte torna alle più avvolgenti atmosfere psycho-agresti ed il disco scende inevitabilmente di tono, ma nel complesso resta da podio di una carriera mai abbastanza celebrata. Titanico Harper.

venerdì 16 luglio 2021

Earth – Full Upon Her Burning Lips (2019)


Primitive and deadly ci era piaciuto parecchio, in quanto portatore di qualche variante assoluta nell'Earth-Sound. Dopo un lustro, Full upon... restituisce Dylan Carlson alla sua essenza più asciutta ed essenziale. Soltanto lui, la sua signora alla batteria ed una decina di pezzi di durata variabile, che non sorprendono ma confermano uno stile sempre unico. Dalla mutazione sensitiva che ebbe inizio con The Bees made honey... il corso è rimasto tale e non sbaglia di una virgola: l'arte ed il fulmine del riff rallentato, le suggestioni desertiche, le allucinazioni compatte ed il granito intoccabile. Punto fondamentale e degno di nota, le varianti che possono aprire ulteriori porte verso il futuro: le visioni notturne di Maiden's catafalque, la baldanza di bpm in Exaltation of larks e soprattutto l'anomala Descending Belladonna, che fosse stata un po' meno robusta si direbbe essere estratta dai cassetti più dimenticati dei Codeine.

mercoledì 14 luglio 2021

MX-80 Sound ‎– Hard Attack (1977) (2013 Reissue)

 Ristampa del primo, strano, album degli MX-80, con un cd bonus che preleva una decina di outtakes pre-produzione ed una ventina di live sparsi fra il 1976 ed il 1978, fra cui anche qualche traccia presa di peso dal Live At The Library già conosciuto. Strano perchè il quartetto dell'Indiana venne scovato in qualche modo dalla Island, la quale rilasciò il vinile esclusivamente in Europa. Stramberie degli anni '70, mentre in America continuavano ad essere totalmente sconosciuti. Hard Attack, tenendo fede al proprio titolo, metteva in mostra un art-punk al vetriolo sofisticato, un po' disordinato e disomogeneo, ma che già possedeva il lucido marchio terroristico dei 4 figuri. In rilievo un Bruce Anderson squisitamente hendrixiano, un po' vanesio nei suoi spericolati assoli. Insomma, un esordio immaturo alla luce di ciò che faranno: nei 2 anni successivi, infatti, metteranno ordine dappertutto e migreranno alla corte dei Residents, per fare finalmente le cose sul serio

lunedì 12 luglio 2021

Dinosaur Jr. - Give a Glimpse of What Yer Not (2016)


 Al quarto album post-reunion, il dinosauro viaggia fluente senza ostacoli, col pilota automatico, più che mai vicino alla perfezione formale di Where You Been. Sarebbe assai arduo aspettarsi la rivoluzione, che infatti non è neanche lontanamente contemplata. Il solito spazietto Lou Barlow con due pezzi (a mio parere invero debolucci, spiacente) e 9 pezzi granitici di J Mascis, melodici e trascinanti. Di più non si può chiedere a queste vecchie glorie.

sabato 10 luglio 2021

Nocturnal Projections ‎– Inmates In Images (Live 1981-1983)

 

Recupero del 2018 che ripesca 9 tracce registrate dal vivo (presuppongo in studio, vista l'assenza di segnali di un ipotetico pubblico) nei 2/3 anni di attività dei NP. Ciascun fan dei Joy Division dovrebbe provare questo quartetto neozelandese e ne trarrebbe indubbio piacere, all'ascolto del post-punk scuro ed infuocato di queste performance ad alto tasso adrenalinico, non prive comunque di atmosfere plumbee e più meditative che rinforzano il parallelo con gli inglesi. Per chi è grande fan di Peter Jefferies come me, un'altra occasione per constatare, se ce ne fosse stato il bisogno, dell'enorme dote di canto che sfoggiava già in età così giovane. Sugli scudi anche il bassista Jones, dall'incessante stile hookyano. 

A mio avviso superiore alla raccolta dei singoli che costituì la loro opera omnia in studio.

giovedì 8 luglio 2021

Rustin Man ‎– Clockdust (2020)

 

Dalle stesse sessions dello splendido Drift Code, un rilancio di maestria di Paul Webb, forse galvanizzato dai buoni riscontri del suo rientro in grande stile. Che faccia parte dello stesso lotto compositivo si sente, e l'effetto sorpresa è meno immediato, ma se avesse pubblicato un doppio album la sensazione non sarebbe stata inferiore. Quindi, songwriting polveroso, stentoreo ma delicato, un po' Wyatt un po' Waits, qualche tratteggio Calexico, ed almeno tre capolavori degni di nota, la multiforme Night in evening city, la commovente Gold And Tinsel e l'inquieta Man with a remedy.

martedì 6 luglio 2021

Idaho - Winter In Paris (Unreleased Songs From 2004, 2008 & 2015 Tours)

 Il titolo deriva dal fatto che circa la metà del lotto consiste in una session registrata per una radio francese nel 2015, un'occasione che col passare degli anni è diventata sempre più rara e denota il grande amore fra JM e gli amanti transalpini. In tale sessione spiccano due gran begli inediti, Beautiful Things e I hope I'm not wrong, contrassegnati dall'indolenza chitarristica e da una baldanza rimasta dormiente da molto tempo. Poi si veleggia a quota 2008, con le Purple e Ready to go che conoscevamo già. E' la formazione a trio col bassista Sanke ed il batterista Kartenian, che gli hanno permesso di allestire un sound pieno e rotondo sul palco, dopo gli stenti degli anni precedenti, con la drum machine ed il povero John Barry che c'era/non c'era. In tutta la lista compaiono 6 inediti che JM ha deciso di lasciare anonimi, con cancelletto e numero progressivo, ed in mezzo a tutta questa Francia ed un pezzo di Belgio troviamo anche un'isoletta italiana, per la precisione situata nella mia città. Dall'indimenticabile concerto dell'Ex-Machina nel dicembre 2004, da quella serata in cui ebbi il piacere di stringere la mano e conversare qualche minuto con JM, è tratta quella perla magnifica numerata Untitled #2.

lunedì 5 luglio 2021

Idaho - Radios Sessions - 1996 / 2002 / 2008 (2020)


 Raccolta un po' forzata perchè accoppia due mondi molto lontani fra di loro. Una session ad Amsterdam in solitaria per JM nel settembre 2002, piano e voce, con le meraviglie inedite di quell'anno, New Dark, Up for living, Lately, Parting Ways, più Levitate e To be the one. Intimismo raffinato e nervi sempre scoperti, con il nostro in forma stellare.

Parentesi isolata, una Alive Again a Parigi nel 2008, non memorabile.

Due sessions dei primi mesi del 1996 riportano all'assetto quadrato del quartetto di Three Sheets To The Wind: 3 pezzi alla Knitting Factory di NY e 4 alla radio KCRW di Santa Monica, con una versione iperaccelerata di The Worm che diventa quasi parodistica. Per il resto, poche sorprese ed immutato piacere con Stare At The Sky, Get you back ed una Shoulder Back ancora nel cassetto.

domenica 4 luglio 2021

Idaho - Live at Powerhaus, Islington London, UK, 11​​/​​19​​/​​1993 (2020)


Bootleg da affiancare a quel People Like Us Should Be Stopped Vol. 1 che costituì il primo prodotto della Idaho Music nel 2000, seppur di qualità inferiore, nel testimoniare il tour di Year After Year in versione export, nella perfida Albione. Pubblico sparuto e forse poco ricettivo, impreparato nell'accogliere l'arte ed il fulmine dello slow-core più lancinante, con l'aggravante di una stampa che non trovò di meglio che schernirli. Soltanto 6 pezzi, con le ultra classiche Here To Go, Gone, Tear, You Are There, e persino un pezzo minore come Memorial Day che assume valenza maggiore nella rendition sul palco.


sabato 3 luglio 2021

Idaho - Shielded From The Glances (2020)

Uno sforzo immane, quello di compilare ben 42 rarità dal 1992 al 2011, a dispetto dell'inevitabile dispersione che ciò comporta. Ma anche una soddisfazione non da poco, quella di raschiare un barile che non si vorrebbe finisse mai. Un terzo circa del lotto era già ben conosciuto, estratto da Drive it, The Bayonet, il bonus di The Lone Gunman, We Were Young and needed the money (con qualche versione pre-produzione), più frattaglie sparse in compilazioni. Così gli highlights diventano recuperi insperati dei primissimi tempi mai diffusi in digitale come Star, il retro di Skyscrape e di cui conoscevamo solo la versione live in People Like Us...., e Hail Mary, il retro di Fuel, testimonianze di quello slow-core grondante ed ispido che caratterizzava i primi passi. Passando al nuovo millennio, scorrono gemme del tutto (a me) inedite come You can't be e Darko, per poi snocciolare pillole di TV Score di palo in frasca, a tratti persino dal respiro sinfonico. Non mancano persino scherzi come la cover dei Meat Puppets di Plateau o il collage delirante Juke Box, originalmente dal vinile di Bayonet. A voler essere pignoli si sarebbe dovuto inserire anche tutte le bonus di Forbidden / Alas special edition anzichè la sola Bath Stop (penso alla formidabile The Batman). Come tutti gli scrigni segreti di JM, eterogeneo e prezioso.

venerdì 2 luglio 2021

Idaho - Silence Filled With Sounds (2020)


Chiunque sia stato il compilatore di questo assortimento, giù il cappello per l'amore e la cura con cui l'ha realizzato. Trattasi di 24 strumentali di matrice atmosferica prelevati principalmente dalle soundtracks che JM ha realizzato per diverse serie TV, film e documentari dal 2004 ad oggi. Conoscevo già molto bene la colonna sonora di the The Days, una serie ABC che non superò l'esame dell'affluenza e venne abortita in corso d'opera. Per fortuna la soundtrack venne generosamente elargita dallo stesso JM sul proprio sito qualche anno dopo, ed una sua splendida porzione viene spalmata in questa scaletta. 

Chiunque sia, per favore condivida anche gli audio di Art & Copy, Almost Perfect e tutto ciò che si possa condividere, perchè queste preziose ed umorali sonorizzazioni possono diventare il sottofondo ideale della vita quotidiana. Alla mia famiglia è successo, e questa antologia gira in loop per casa come aria fresca in primavera, senza che nessuno si stanchi.

giovedì 1 luglio 2021

IDAHO Bandcamp Internet Music Archives (2020)

Una pagina Bandcamp slegata e scollegata dalla home page di Idaho, comparsa senza alcun annuncio nel Marzo dell'anno scorso e bonariamente disconosciuta da Jeff Martin nella message board ufficiale, il quale ha dichiarato di non avere nulla a che fare con ciò ed anticipando una nuova uscita retrospettiva nel corso di quest'anno, dentro al quale sarà contenuto gran parte di quanto deliberatamente rilasciato. 

Al netto di questo, una piccola manna per noi amanti terminali della sua musica, un'antologia assortita che copre oltre vent'anni e chi se ne frega se una parte del materiale era già nota. I numerosi inediti, seppur grezzi e sensibilmente carenti di produzione, alimentano il carniere delle perle di questo artista sublime che ha fatto dell'imperfezione e della sensibilità i propri punti di forza. Si parte da un bootleg del 1993 e si arriva alle pagine più recenti, che vertono più che altro sulle colonne sonore per la televisione, un settore in apparenza banale e forzato che però ha saputo coniugare con la sua maestria insuperabile.

Si tratta di 6 titoli, di cui uno è il pregiatissimo Live tedesco del 2002 per cui ho già speso parole di meraviglia e sul quale non ritengo utile dilungarmi.

Su di lui scrissi una monografia una decina d'anni fa.