Terra di mezzo fra le lande lisergiche del debutto e la consacrazione del terzo, Howls segna il passo di un sound modello Blue Cheer con la moviola dei Black Sabbath, risultando forse il disco meno esaltante di una carriera luminosa.
Ma per chi li ama come me è sempre un bel sentire: anche se manca un highlight come Beyond the fields we know, per esempio, il contesto è possente e coeso nella giusta misura. Spiccano la baldanza di Dusty nothing, Everything's going on e The breeze always blows, nonchè le movenze roventi di Drifting down streams, The white worm, One and old.
Potrei quasi definirlo il loro disco doom, per quanto deviante sia la definizione. E' interessante nell'ottica di tracciare la crescita di Jones & Co. verso i lidi dorati del futuro.
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