mercoledì 4 luglio 2012

Julian Cope - Jehovakill (1992)


Non vorrei esagerare, ma credo di aver ascoltato per l'ultima volta Jehovakill nel 1994 o 1995. Ce l'avevo in una C60 che non ricordo neanche chi mi fece, e mi spiazzò. Mi lasciò interdetto, con un senso di casino sonoro pressochè irrisolvibile.
Oggi, il senso di incompiuta è identico. Ciò che secondo me ha caratterizzato di più in assoluto la carriera di Cope dalla metà degli '80, cioè dopo i gloriosi primi anni, è stata una mania di grandezza irrefrenabile, una tendenza alla dispersione del proprio talento che non gli ha permesso di lasciare capolavori tangibili.
Fra le 16 tracce di Jehovakill ci sono anche ottime cose: la ballad enfatica di Know è l'esempio più fulgido delle potenzialità di Cope songwriter puro, ed in misura minore Upwards at 45°. Lo space-surf impetuoso di Necropolis, il relax sospeso di Gimme back my flag. Ma i 1000 stili del resto del disco vanno a cozzare l'uno con l'altro creando un guazzabuglio eccessivo, e con diversi episodi in scaletta tutt'altro che memorabili.

1 commento:

  1. Effettivamente quest'album è abbastanza inconcludente...

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