Nello stesso anno in cui Ian Williams ritornava con la prima uscita dei Battles, il suo ex-compagno in quella fenomenale avventura che fu Storm And Stress Kevin Shea appariva con questo trio one-shot. Davanti a lui Fine (ex-chitarrista dei seminali Bitch Magnet) e Winterberg (ex-bassista degli Antioch Arrow, band post-hardcore dell'area Gravity), ad elaborare un 3-tracce avvincente e dinamico.
Il consueto percussivismo pazzoide ed imprendibile di Shea, si sa, può oscurare facilmente gli altri componenti del palco se questi non sono all'altezza. E l'attacco di Mix the races può effettivamente ricordare certi passaggi di What burns never returns dei Don Caballero, salvo poi deragliare in rasoiate veementi e passaggi liquidi che riportano proprio ai Bitch Magnet di Ben Hur.
Al di là di presunti paralleli, il percorso di Coptic Light è un viaggio tortuoso sulle scomode mulattiere del math-jazz più selvaggio, con il quarto d'ora tempestoso di Mix the races, i dieci minuti di flussi ipnotici di The Horse e i venti di Eat it high school, mega-suite in fade-out progressivo dall'esplosione iniziale fino ad un flebile drone agitato dalle ultime rullatine di un maestro batterista che è sempre rimasto sotterraneo per non so quale motivo.
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