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Gli arditi esperimenti delle londinesi avevano seguito un percorso tutto personale: se Suspiria le aveva indirizzate verso un barocco atipico fatto di madrigali immersi in torbide atmosfere, Fairytales of slavery affondò pesante in mari agitati e tempestosi. La tornitruante Cut, l'ipercinetica Peep show, l'epica Cover my face, mostravano un lato aggressivo molto stridente con la voce angelica della Blake. Con la decadenza inquietante di Fly, l'evocativa Freezing, la danza straniante di Wheel, ottenevano invece quel punto g-otico che forse si faceva leggermente sfocato in altri frangenti. Un vero peccato, perchè proprio qui finì il loro rapporto con la Mute e di conseguenza la loro visibilità europea (non ho mai sentito il loro disco finale del 2000).
Con le doti che avevano e la suggestione potenziale inespressa, avrebbero potuto fare di meglio. I loro dischi migliori restano quelli di mezzo, cioè Iris e Suspiria.
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