mercoledì 23 febbraio 2011

Neil On Impression - L'oceano delle onde che restano onde per sempre (2008)

Il mondo è così piccolo che fino a poco tempo fa non ero assolutamente a conoscenza dell'esistenza di questa band mia concittadina. E la cosa non può che rallegrarmi, visto che non è mai stata esattamente un centro musical-culturale molto florido. Quindi, mia grave lacuna appena colmata, corrispondente alla speranza di vederli live presto.
Questo è stato il loro ultimo prodotto, e non c'è che dire, è davvero emozionante. Interamente strumentale, articolato e frastagliatissimo, vede il quintetto base ampliarsi ad un ottetto grazie all'innesto degli archi. Il sound è un immagignifico punto d'incontro fra il progressive (estrema complessità delle trame, seppur scevra da virtuosismi) e il classico epic-instru del 2000, con un occhiolino strizzato ai Godspeed You Black Emperor nelle fasi più solenni.
C'è uno sforzo compositivo immane, in questo variegato labirinto, che occorrerebbero parecchi ascolti per assimilarlo nella sua interezza. Grazie anche a questo i NOI riescono ad evitare fasi di stanca o di ripetitività, puntando a delle dinamiche inquiete che tengono l'ascoltatore sempre ben desto. Fra i 12 titoli del lotto, occorre citare in primis le fantastiche I deserti si muovono (la fase centrale con il beat e le rifrazioni chitarristiche è da brividi), l'orchestrale e cinematica Il giardino dei riflessi, e la meraviglia di L'esercito di carta muove ad oriente, mini-suite barocca dalle progressioni mozzafiato.
Ma come già riferito, è tutto il disco a stregare con il suo magnetismo. Una perfezione formale che sa sprigionare altrettanto calore umano.

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