mercoledì 9 febbraio 2011

Moby - Animal Rights (1996)

Un Moby molto diverso da quello che si impose con Everything is wrong e quello che spopolò le classifiche di tutto il mondo di Play. La storia narra che in quel periodo fosse parecchio risentito nei confronti della critica che non sembrava prenderlo sul serio, e per reazione il newyorkese se ne uscì con un disco devastante che gelò tutto e tutti.
Una mossa coraggiosissima, ma a mio avviso azzeccata visto che Animal Rights fu un autentico killer. Escludente le struggenti estremità di Now I let it go e Love song for my mom, due splendidi e delicatissimi strumentali per chitarra e violino suonato dall'unico ospite di tutto il disco, è una raccolta di violenze brade assortite fra punk, metal e hard-rock.
Moby si dimostra inatteso polistrumentista, in particolare cantante esasperato e guitar hero non da poco. Assolutamente irresistibili le furiose cavalcate di Someone to love, Heavy Flow, You, e soprattutto la fenomenale cover dei Mission Of Burma That's when I reach for my revolver, secondo me superiore all'originale. Moby si sgola e comunica tutta la sua rabbia con concretezza spaventosa. Face it e Soft sfoderano riff panzer degni dei Black Sabbath, l'efferata Say it's all mine alterna strofe evocative con chorus pesante, la schizoide My love will never die ripete il suo salmo ossessionante fra una selva di feedback.
Ovviamente si tratta di un episodio in cui i fans del Moby più poppy non troveranno particolare interesse, ma nonostante sia rimasto uno one-shot credo che Animal rights sia un capolavoro di ferocia arty, purtroppo mai replicato.

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