Declamato come uno dei capitoli più illuminanti del new-noise degli anni '00, il 4° disco dei Sightings è un atto di evoluzione rispetto ai precedenti tritatutto. La sede è New York, la violenza non è più in your face ma diventa diagonale, beffarda e persino arty, se vogliamo. La strumentazione è sempre quella classica ma irriconoscibile, l'uso delle voci passa dall'urlo liberatorio al sussurro demente al recitato angoscioso.
Basti sentire la parte centrale del disco per capire che i Sightings stavano cedendo a qualche compromesso musicale: Internal compass fa muovere il culetto con un passo alla primi Liars ed un basso incurvato, ma le asperità chitarristiche la fanno sempre da padrone. Switching to judgement è la sua versione dark a tempo dispari, Dudes pesta duro e veloce in un festival di wah-wah ultra-aciduli. Non esattamente delle piacevolezze, ma di grande presa immediata.
D'altro canto, il lato sperimentale si arricchisce di nuove consapevolezze. Le vetrioliche poliritmie in crescendo di One out of ten (quel piano inquietante in sottofondo, mamma mia!), il riff stralunato di sugar sediment, le mini-sinfonie industriali di Odds on e The last seed, il tour de force galattico di Arrived in gold, arrived in smoke, segnano il passo disumano di un sound che forse definire avanti è un po' eccessivo, ma di fronte ad estremismi artistici come questi non si può non restare impressionati.
Basti sentire la parte centrale del disco per capire che i Sightings stavano cedendo a qualche compromesso musicale: Internal compass fa muovere il culetto con un passo alla primi Liars ed un basso incurvato, ma le asperità chitarristiche la fanno sempre da padrone. Switching to judgement è la sua versione dark a tempo dispari, Dudes pesta duro e veloce in un festival di wah-wah ultra-aciduli. Non esattamente delle piacevolezze, ma di grande presa immediata.
D'altro canto, il lato sperimentale si arricchisce di nuove consapevolezze. Le vetrioliche poliritmie in crescendo di One out of ten (quel piano inquietante in sottofondo, mamma mia!), il riff stralunato di sugar sediment, le mini-sinfonie industriali di Odds on e The last seed, il tour de force galattico di Arrived in gold, arrived in smoke, segnano il passo disumano di un sound che forse definire avanti è un po' eccessivo, ma di fronte ad estremismi artistici come questi non si può non restare impressionati.
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