sabato 11 giugno 2011

Six Minute War Madness - Il vuoto elettrico (1997)

Piuttosto atipico nel panorama alternativo '90, il quintetto milanese è stato artefice di una progressione interrotta proprio sul più bello, su quel Full fathom six del 2000 che li elevava a italici traspositori credibili del suono gloriosissimo della Louisville più celebrata.
Il retaggio di origine invece era un grunge scuro e vigoroso che caratterizzava il debutto omonimo del 1997. Nel mezzo, pertanto c'era Il vuoto elettrico a mediare le due tendenze con ottimi risultati. In sostanza, i SMWM non era che inventassero chissà che cosa ma avevano una proposta seria ed onesta, senza strafare nè essere banali.
E soprattutto non assomigliavano agli Afterhours, nonostante la forte connessione: oltre ad Iriondo che si divideva fra entrambi, in organico c'era anche il primo chitarrista Cantù. Il vocalist, l'occhialuto Ciappini, aveva una timbrica molto particolare, seppur col difetto di essere un po' debole sui toni bassi.
Il disco si apre con Ottobre '96, una sorta di omaggio ai June Of '44 che furono un influenza molto importante specialmente sul capitolo finale. Echi delle ragnatele chitarristiche ipnotiche di Noble/Mueller si odono in diversi momenti, in particolare nei momenti più dilatati e docili. La title-track è un episodio lampante, soffuso recitato su arpeggi sognanti, ma sono parecchi i break di questo tipo. Una novità e Media 27 sono slintiane fino al midollo.
Il modello ancora predominante però era sempre l'articolato, abrasivo post-grunge che all'epoca avrebbe anche potuto ricevere consensi a livello popolare, vista la fertilità del periodo. Test, l'implacabile Dolores (con rigo memorabile di Ciappini, posala con cura, la mistura che va messa nel cannone), Texaco tap, Le mie streghe, Crash, sono trascinanti muri di chitarre lanciati a media velocità, fragorose affermazioni di indipendenza.
Ben più di sei soli minuti.

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