mercoledì 29 giugno 2011

Super Minerals - The pelagics (2008)

Si apre con una risacca lisergica ed accordi riverberati Photic, il brano introduttivo. Poi una chitarra emette dei rintocchi stagnanti, mentre l'altra esplora il fondale marino in cerca di conchiglie antichissime. E' il concept marino dei Super Minerals, il loro capolavoro insieme a quello di terra Multitudes.Mesopelagic si immerge in un drone da fossa delle Marianne, con tanto di lamenti manipolati. La dark-ambient psicotropa di Giacchi & French è di nuovo rivelatrice di scorci sconosciuti, di luoghi inesplorati, vergini. Con Bathyal si riemerge verso il pelo dell'acqua, da dove fuori si intravede un sole accecante, e si ode il rumorosissimo passaggio di una nave. E' un crescendo saturo in cui synth e organi riempiono le casse, devastanti.
Cambio dell'ossigeno ed è meglio tornare sotto, giù di brutto con Abyssal, dove tutto è ovattatissimo e sordo. Ed infine si arriva alla notte, nelle buie grotte sotto alle scogliere, col cerimoniale occulto di Hadal. Dei vocioni inquietanti e salmodianti officiano il loro tributo a Nettuno e i suoi fondali, con finale di scampanellìo pagano a sigillare il rito.
Piuttosto lo-fi come da abitudine, The pelagics è un viaggio recondito che catalizza l'attenzione costantemente, senza incutere timori o paure, ma semplicemente accompagnando.
Un super-documentario.

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