mercoledì 15 giugno 2011

Smog - Sewn to the sky (1990)

Fa una strana sensazione mettere a confronto il Bill Callahan di questo esordio con quello recentissimo di Apocalypse (peraltro il migliore dei tre realizzati a nome e cognome, secondo me), tanto sono distanti ed opposti.
Eppure in Sewn to the sky, per quanto grezzo, disordinato e folle sia, io ci colgo un filo rosso che sarà comune denominatore dell'alterno ma personale percorso dell'americano. Ovvero l'eterno brancolare fra un ventaglio di umori variabili, il fatalismo ma anche la dolcezza, l'armonia sottilmente perversa e la scabra ironia di fondo.
Qui ci sono 20 schizzi di breve durata in cui le innumerevoli freakerie non sono mai fini a se stesse, anche quando si direbbe che Callahan fosse fuori di testa. Al punto che non si può neanche dire che qui era ancora acerbo (aveva 24 anni all'epoca), ma che le sue sperimentazioni noise-folk erano già un deciso punto di partenza che lo porterà in pochi anni a sublimare con i suoi capolavori, Julius Caesar in questo filone e Wild Love sul lato meno disordinato.
Un lavoro molto lo-fi, ispido come un tappeto di chiodi, che collezionava un primo bizzarro stralcio di poetica callahaniana. Un paio di titoli sul mucchio, Hollow out cakes e Coconut cataract.

4 commenti:

  1. Mi consigli qualche album, per favore? Grazie.

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  2. Ciao! Sicuramente Julius Caesar del primo periodo, poi direi Burning Kingdom e Wild Love del secondo, del periodo maturo non saprei, forse Dongs Of Sevotion. E l'ultimo che ha fatto, Apocalypse, è veramente bello.

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  3. Se non li trovi, chiedimi pure che te li passo io :-)

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