Lato oscuro dei Talk Talk, uomo ombra fondamentale, Tim Friese-Greene ad inizio anni '90 si eclissò dalle scene. E come Hollis tornò a fine decennio con un nuovo progetto in cui finalmente si metteva in mostra.
Conosco Heligoland da poco tempo; al primo ascolto mi sarei aspettato tutto tranne che un disco di indie-rock chitarristico fragoroso ed angolare, con pochissime uscite da questo seminato (l'astrattismo fiatistico di Relapse, quasi una ripresa al bromuro di Chameleon day),
Aveva prodotto Ferment dei Catherine Wheel e da allora aveva collaborato come tastierista nei loro dischi successivi. Il lavoro delle sei corde è meno d'impatto rispetto a quello del gruppo di Dickinson in favore di un approccio più arty, e alla fine l'impressione è che la maggior influenza siano i Radiohead di The bends e degli EP ad esso circostanti, zona My iron lung.
Il che non fu un gran risultato, a dirla schietta. Anche perchè la voce di Friese-Greene è veramente scarsa, e con un canto serio i pezzi forse avrebbero funzionato meglio. Ma era lecito aspettarsi qualcosa di più spessorato.
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