Abbandonate le (pur poche) velleità dark-gothic delle prime prove e rivelatisi al pubblico europeo con il live Kagura, i JOJ pervenivano qui al loro capolavoro, fatto di 14 incantevoli ed abbandonati quadretti per piano e voce.
E a mio parere, tutti di una bellezza e struggimento imponente. Ma occorre sostenere anche che questa è musica che o la si odia o la si ama. Principalmente per la voce di Chako, che potrà ipnotizzare quanto irritare, ma in un certo senso è un po' come fu per i Cranes. I pezzi sono tutti eterei e soffusi, anche se asciutti e privi di qualsiasi fronzolo: musica per levitazioni e melanconie mitteleuropee, per autunni grigi o contemplazioni solenni.
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