Registrato talmente perfetto che viene il serio dubbio che sia veramente un live (e il pubblico si sente pochissimo e così lontano....), Oil on canvas fu il canto del cigno per i Japan, documento dell'ultimo tour alla vigilia dello scioglimento.
Beh, credo che pochissimi al mondo abbiano avuto dei rimpianti in merito. E certo non a causa dei Japan, ma era ora che Sylvian prendesse il volo e fu intelligente da sganciarsi anche quando il successo commerciale sembrava in arrivo (e paradossalmente questo disco fu il loro best-seller).
Detto, questo, l'assemblaggio è discretamente rappresentativo, performato con estrema professionalità, senza modifiche notabili nelle esecuzioni rispetto alle versioni in studio. Non voglio entrare in merito alla scelta dei pezzi, semmai sembra mancare un po' il trasporto emotivo; comprensibile vista la situazione umana che regnava all'interno. Neo principale l'esecuzione della divina Nightporter, alla quale togliere il pianoforte è equivalso a toglierle il respiro (non me ne voglia Barbieri).
Quindi, un addio che si poteva realizzare meglio.
Fermo restando che rimane uno dei più bei dischi dei Japan. Nightporter è una canzone struggente tanto è bella. La versione su Exorcising Ghosts è spettacolare, quasi 7 min di pura bellezza, insieme a The Other Side Of Life rimangono le 2 canzoni che amo di più in assoluto.
RispondiEliminaPoi Sylvian intraprese una notevole carriera solista, sì, anche se gli ultimi lavori sono così impalpabili che non li ho ancora ascoltati. Mi sono fermata a Secrets of the Beehive (uno dei dischi più belli)
Grazie per aver ricordato questo disco e questo gruppo.
grande band ottimo album.li ritrovo anche oggi negli egyptian hip hop,bravi
RispondiElimina