Con questo disco i fans della prima ora di Twells se la sono dati a gambe, sostituiti dagli amanti della dark-drone-ambient più rovinosa e scura.
Il concetto, a partire dal titolo, è horror, meglio se italiano, una suggestione che ossessiona Twells fino ad intitolare i 4 lunghi movimenti in latino, di ispirazione religiosa.
Per gli amanti della categoria, il risultato finale è abbastanza valido. Stupisce, semmai, l'eclettismo dell'inglese, in grado di passare dagli eterei esordi ad incubi del genere e di rilanciare ulteriormente. Dopo l'esilio tremebondo delle prime 3 tracce, la finale Beatae Immortalitatis muta il concetto in un drone-noise (chitarristico?) con tanto di batteria e movimentazioni inaspettate. E' il colpo di coda che fa impennare il giudizio finale di un disco il cui ascolto merita davvero l'augurio del titolo.
Per gli amanti della categoria, il risultato finale è abbastanza valido. Stupisce, semmai, l'eclettismo dell'inglese, in grado di passare dagli eterei esordi ad incubi del genere e di rilanciare ulteriormente. Dopo l'esilio tremebondo delle prime 3 tracce, la finale Beatae Immortalitatis muta il concetto in un drone-noise (chitarristico?) con tanto di batteria e movimentazioni inaspettate. E' il colpo di coda che fa impennare il giudizio finale di un disco il cui ascolto merita davvero l'augurio del titolo.
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