Nonostante una carriera di infima popolarità all'ombra dei grandi padri
putativi Zappa e Beefheart, l'opera geniale di questo mattacchione
resiste al tempo e all'usura, mostrando tutto il suo eclettismo e le
trovate sardoniche che ha saputo mettere in musica.
Debutto in solitaria, Idiots è un ineffabile miscuglio in cui ci si può trovare un po' di tutto, ma che condenserei in un gag-cabaret-jazz-funk-math-rock spensierato
e auto-complicato, con dei bravissimi musicisti a spalleggiare il folle
(in rilievo sax e vibes a colorire, nonchè la perfetta sezione
ritmica). Musica che sfiora il demenziale ma se ne allontana un passo
prima, che diverte e disorienta. Possiamo trovarci delle vignette
esilaranti talmente kitsch di cui non si può fare altro che amare
(l'eccezionale What can we feed to the lions, The rabbit and the lady, Dinkle dance, Lazy Susan), numeri di soft-jazz da club dell'assurdo (Golden showers, You can go fuck yourself), funk caustico (The night they all came out), hard-rock da cartone animato (Ostriches have sex too you know) anticipi clamorosi su Primus (The great apes ate grapes), e sui Minutemen (Judge Bludge).
Immagino che la comprensione delle liriche potrebbe dare soltanto valore
aggiunto al significato dell'operazione, ma per il momento mi
accontento del fenomeno in sè.
Thank you very much kind host!
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