La peggior cosa che potrei esprimere di Dead Hills è che si tratta di uno pseudo-tributo ai Throbbing Gristle, reali padri putativi del movimento noise degli anni zero. Ciò è la cosa più concreta che mi sovviene ascoltando Rotten Tropics, terza ed ultima traccia di questo fulminante mini-album (22 minuti) ed i suoi singulti percussivi, le spirali di elettronica brada, la voce perversa, il sax impazzito. Ma è solo una riflessione che lederebbe l'originalità intrinseca di un progetto che continua tutt'oggi a produrre con ottimi risultati: se si escludessero tutte le cassette, i cd-r e i live, prendendo come riferimenti discografici soltanto i capitoli ufficiali, i Wolf Eyes starebbero in un piedistallo che non è soltanto noise.
La suite in due parti di Dead Hills è un manifesto: la inizia subliminale, quasi a distanza, gira intorno e poi attacca, feroce. La seconda ha un ritmo meccanico regolare che la rende più industriale, con le svisate di chitarra che fanno questo stranissimo effetto stoner mentre lo sciame di punteruoli sintetici e i feedbacks avvolgono tutto, indefessi e criminali.
Nessun commento:
Posta un commento