FT ultimo atto prima della scomparsa. Nel giro di soli tre anni si erano resi protagonisti di una virata talmente netta da non poterci credere, passando dal folgorante psycho-pop-noise di The Big Saturday Illusion ad un elettronica satinata che strizzava l'occhio alle cose contemporanee degli Sneaker Pimps o a quelle più immediate dei Seefeel.
Era stato un cambio un po' inaspettato anche per la Trance Syndacate, con il boss Coffey che forse stava tentando di salvare l'etichetta da una chiusura che sarebbe arrivata soltanto l'anno dopo. In un certo senso c'era aria di cambiamenti, certo, il noise-rock anni '90 era in netto declino e ci poteva anche stare tentare nuove strade, ma evidentemente andò male per entrambi.
Non che Moments away fosse un brutto disco, era soltanto meno originale dei precedenti. Gibson aveva riposto parzialmente la chitarra nella custodia rigida e si era dato in primis ai macchinari, la Shive si prendeva il microfono e faceva la chanteuse soffusa e soffice. Pochissime le scorie non smaltite dei passi precedenti: Radiant imbalance è una corsa digitale ispida che piace parecchio, gli evocativi dub di Downswing e The statement, gli arabeschi ipnotici di I can lie e Overload, ricordano un po' il senso del gioco che caratterizzava il debutto, traslato su direttive elettroniche. Ma il livello era abbassato da imbarazzanti poppettini lounge come Between games e Strange new world, davvero poco adatti al contesto.
Finiva così la breve carriera dei texani, con un senso di incompiuta generica ,ma in compenso anche col ricordo dello splendido debutto.
Era stato un cambio un po' inaspettato anche per la Trance Syndacate, con il boss Coffey che forse stava tentando di salvare l'etichetta da una chiusura che sarebbe arrivata soltanto l'anno dopo. In un certo senso c'era aria di cambiamenti, certo, il noise-rock anni '90 era in netto declino e ci poteva anche stare tentare nuove strade, ma evidentemente andò male per entrambi.
Non che Moments away fosse un brutto disco, era soltanto meno originale dei precedenti. Gibson aveva riposto parzialmente la chitarra nella custodia rigida e si era dato in primis ai macchinari, la Shive si prendeva il microfono e faceva la chanteuse soffusa e soffice. Pochissime le scorie non smaltite dei passi precedenti: Radiant imbalance è una corsa digitale ispida che piace parecchio, gli evocativi dub di Downswing e The statement, gli arabeschi ipnotici di I can lie e Overload, ricordano un po' il senso del gioco che caratterizzava il debutto, traslato su direttive elettroniche. Ma il livello era abbassato da imbarazzanti poppettini lounge come Between games e Strange new world, davvero poco adatti al contesto.
Finiva così la breve carriera dei texani, con un senso di incompiuta generica ,ma in compenso anche col ricordo dello splendido debutto.
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