mercoledì 1 settembre 2010

Eleven Eleven - S/t (or Star City or Watch me) (1996)

Meteora oscurissima di Louisville che viene citata soltanto per via del batterista Crabtree, che successivamente entrò negli illustri Shipping News. Un trio del quale non si hanno praticamente notizie esaustive, che diede alle stampe sulla locale Doghouse soltanto questo cd di un unico pezzo di 33 minuti (anche se la durata effettiva è di 25, gli ultimi 8 sono quasi silenzio), di cui non si ha neanche la certezza del titolo. Poco importa, qui non c'è molto da mitizzare una band che era palesemente ispirata agli storici concittadini Slint, ma riferire di un onesta entità che lo faceva con piglio comunque personale, a cui un maggior lavoro di produzione avrebbe fatto solo bene, e di cui un eventuale proseguio secondo me avrebbe potuto riservare qualcosa di ancor più interessante.
Star city è una suite in piena regola fatta di rimandi ed ipnosi, stasi letargiche (reminescenze Codeine) ed improvvise ripartenze (alcuni stacchi sono quasi da emo-core), e già il concetto in sè era molto fuori moda: era vero che dischi di riferimento come Spiderland o il primo June of '44 avevano una media abbastanza lunga, ma una durata del genere era un caso praticamente inedito.
Il clima, com'è facile immaginare, è fatalmente malinconico come da copione, con il chitarrista Tucker protagonista incontrastato del disco, fra arpeggi mesmerici e accordi vigorosamente sostenuti. E' chiaro che è un disco riservato agli amanti stretti degli artisti sopra citati (Blow Up gli diede 5,5 con poche scarne righe nel momento di maggior visibilità per queste tendenze), e dato che io lo sono sempre stato non ho l'obiettività giusta per giudicare Star City. Dico soltanto che è molto molto bello.

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