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Star city è una suite in piena regola fatta di rimandi ed ipnosi, stasi letargiche (reminescenze Codeine) ed improvvise ripartenze (alcuni stacchi sono quasi da emo-core), e già il concetto in sè era molto fuori moda: era vero che dischi di riferimento come Spiderland o il primo June of '44 avevano una media abbastanza lunga, ma una durata del genere era un caso praticamente inedito.
Il clima, com'è facile immaginare, è fatalmente malinconico come da copione, con il chitarrista Tucker protagonista incontrastato del disco, fra arpeggi mesmerici e accordi vigorosamente sostenuti. E' chiaro che è un disco riservato agli amanti stretti degli artisti sopra citati (Blow Up gli diede 5,5 con poche scarne righe nel momento di maggior visibilità per queste tendenze), e dato che io lo sono sempre stato non ho l'obiettività giusta per giudicare Star City. Dico soltanto che è molto molto bello.
Il clima, com'è facile immaginare, è fatalmente malinconico come da copione, con il chitarrista Tucker protagonista incontrastato del disco, fra arpeggi mesmerici e accordi vigorosamente sostenuti. E' chiaro che è un disco riservato agli amanti stretti degli artisti sopra citati (Blow Up gli diede 5,5 con poche scarne righe nel momento di maggior visibilità per queste tendenze), e dato che io lo sono sempre stato non ho l'obiettività giusta per giudicare Star City. Dico soltanto che è molto molto bello.
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