lunedì 27 settembre 2010

God Is An Astronaut - The end of the beginning (2002)

Folgorante debutto per il trio irlandese, coniatore di una felice formula di rock strumentale evocativo ed emozionale, con forti innesti elettronici ma pur sempre immerso nella classica forma-song di durata non eccesiva. Proprio ora stanno uscendo col 5° disco e la formula forse denota qualche segno di stanchezza e ripetitività, ma perlomeno i primi tre sono stati esemplari nel saperla sfruttare al meglio.
Quello che mi sembra essere il punto di partenza fondamentale per l'ispirazione dei fratelli Kinsella sono i Cure, nella persona delle migliori melodie atmosferiche e malinconiche dello Smith adulto. Con la differenza però che le trame di chitarre e synth tengono banco, e la ritmica "umana" viene quasi sempre doppiata da un beat elettronico. Appare quindi fuori luogo un eventuale accostamento col post-rock canonico; alcuni cori puramente funzionali si materializzano in alcuni frangenti, ed un senso di spazialità fa da padrone in lungo ed in largo.
La prima metà del disco è entusiasmante: la title-track, From dust to beyond, Ascend to oblivion, Coda, Remembrance alternano fasi cupe e movimentate ad altre più meditate, ma sempre con trovate melodiche di grande respiro ed effetto. La seconda metà è di poco inferiore (certo che la techno di Route 666 la potevano anche evitare, ma è praticamente l'unico neo del disco), e nel complesso The end of the beginning lo vedo bene come un disco da viaggio, un compagno di strada che non invade mai troppo i sensi e ti avvolge nelle sue spirali futuristiche con discrezione.

7 commenti:

  1. Un bel discone da colonna sonora apocalittica, li seguo ancora anche se, come dici tu, la formula è sempre la stessa.

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  2. Ha ragione Harmonica, ma per le apocalissi post rock opterei per i Nadja di Radiance of shadows.

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  3. Li ho conosciuti attraverso il sito di Julian Cope. Sono un duo canadese che si cimenta in lunghi strumentali post-rock (drone-metal-shoegaze?), ma senza l'affettazione dei God Is An Astronaut (piacevoli, ma fintarelli). Su Radiance of shadows la prima track è "Now I'm become death the destroyer of worlds", la frase attribuita al fisico Oppenheimer, padre della bomba H. Su youtube circola un video della canzone piuttosto efficace che rende l'idea dello spessore del gruppo. I Nadja evocano apocalissi, I God drammaticità programmata. G.C.

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  4. Da come ne parli sembrano interessanti, provvederò all'ascolto (manca il tempo, manca il tempo per ascoltare la musica :-(...)

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  5. Intanto fai uno spuntino di dieci minuti su youtube:

    http://www.youtube.com/watch?v=DXzSVT0oG7U

    G.C.

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  6. Hey G., grazie per il consiglio.
    Ho appena ascoltato quel Nadja ed è veramente una bomba!

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