Un po' indeciso sui pesci da pigliare, il caro vecchio Aidan cambia rotta e si affida ad un tipo di personaggio con cui non aveva mai avuto a che fare: un tecnico.
Costui trattasi di Bill Wells, suo concittadino, pianista di formazione jazzistica che, snobbato dai colleghi connazionali, non ha mai disdegnato collaborazioni più che trasversali con bands britanniche di tutti i tipi, indie compresi.
Costui trattasi di Bill Wells, suo concittadino, pianista di formazione jazzistica che, snobbato dai colleghi connazionali, non ha mai disdegnato collaborazioni più che trasversali con bands britanniche di tutti i tipi, indie compresi.
Da questo bizzarro incontro ne esce un disco di rilassato (per non dire soporifero) jazz-pop, guidato dalle linee pianistiche di Wells su cui Aidan snocciola il suo canto sempre più professionale, pur con tutti i limiti che ben gli conosciamo. Morbide ballads ad alto tasso di levigatura, con una o due varianti in tutto (Dinner time è l'unico momento un po' eterogeneo), impianto un po' essenziale e un po' semi-cameristico con tanto di bassoon e archi, qualche beat-box adattato alla causa, ma le composizioni sono ben poca cosa.
E pensare che il singolo anticipatorio, If you keep me in your heart, è un pezzo molto bello che mi aveva fatto ben sperare, ma il resto non gli si avvicina neanche di km. Insomma, l'ennesima delusione per me, ArabStrap-integralista che continua a non darsi pace dei continui fiaschi che i due pubblicano incessantemente.
Ne hanno parlato tutti bene in giro. Quindi questo post non è da considerare.
E pensare che il singolo anticipatorio, If you keep me in your heart, è un pezzo molto bello che mi aveva fatto ben sperare, ma il resto non gli si avvicina neanche di km. Insomma, l'ennesima delusione per me, ArabStrap-integralista che continua a non darsi pace dei continui fiaschi che i due pubblicano incessantemente.
Ne hanno parlato tutti bene in giro. Quindi questo post non è da considerare.
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