martedì 13 settembre 2011

VV.AA. - A means to an end - The music of Joy Division (1995)

Aveva senso, nel 1995, fare un tributo ai Joy Division. In contemporanea allo sconvolgente libro scritto dalla moglie di Curtis, molto prima di Control, molto prima degli Interpol e del revival tutto. Aveva senso persino che lo facesse una major, la Virgin, da sempre abbastanza attenta alla qualità. Mi piace pensare che questo disco li fece conoscere ad una gioventù alternativa che non li aveva mai sentiti. Non era il mio caso, ovviamente, quindi affrontai l'uscita con la diffidenza giusta ed un pizzico di curiosità. Innanzitutto erano presenti alcuni dei miei beniamini dell'epoca e quindi un motivo d'interesse in più c'era, ma come spesso succede alle compilation (ed ancor più ai tributi), il livello generale non è mai soddisfacente.
A means to an end nel suo complesso vale un 5 scarso: troppa sudditanza psicologica, troppe imitazioni pedisseque, quasi nessuno che coglie l'essenza dell'angoscia originale, quasi nessuno che rischia un minimo per metterci del suo.
Aprivano i mitici Girls VS Boys, all'epoca lanciatissimi su Touch & Go: la loro She's lost control variava impercettibilmente il modulo della strofa per poi tornare in carreggiata nel chorus, resa con la compattezza granitica classica della loro fabbrica. Bravi nell'espletare uno dei pezzi più ardui, in sostanza. Moby anticipava di un anno le atmosfere sulfuree del suo Animal rights con una New Dawn Fades che incuriosiva più per la performance che per altro. I Low spiritualizzavano a loro modo Transmission, i Codeine regalavano il loro canto del cigno con l'ultimissima apparizione in una rilassata Atmosphere, nulla di sconvolgente per entrambi, un po' di mestiere e poco più.
I migliori arrivavano alla fine, per fortuna, recuperando fra l'altro un paio di pezzi fra i minori in assoluto del primo repertorio, fra il 1977 e il 78. I Godheadsilo cancellavano il mal registrato originale di Walked In Line con una scheggia impazzita di schizofrenia per due minuti scarsi. I Tortoise, opportunamente appostati come fanalino di coda, trasformavano As you said in uno dei loro trip eso-tecnici che faranno storia l'anno successivo con Millions. Bocciato in misure diverse il resto del tributo (e sto parlando di 8 su 14). Troppo calligrafici Further, Kendra Smith, Versus, Desert Storm, Face To Face, falliti nel tentativo di trattare i pezzi sotto una scabra visuale personale.
Inqualificabile Corgan degli Smashing Pumpkins sotto le vesti di Starchildren, in una insipida ed infantile rendition elettronica di Isolation. Insensata la versione mainstream-pop di tale Stanton Miranda di Love will tear us apart, totalmente svuotata della sua poesia originale.
Addirittura scandalosi gli Honeymoon Stitch, nient'altro che Navarro dei Jane's Addiction, allora nei Red Hot Chili Peppers qui insieme al batterista Smith, che rovinavano Day of the lords in tutti i modi possibili, con esecuzioni tamarre sopra le righe e l'ausilio di un cantante completamente incapace.
Si capisce pertanto il 5 come valutazione finale.

3 commenti:

  1. non è facile rifare una canzone dei joy....ultimamente poi troppi gruppi che fanno revival anni 80..non ne posso piu'

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  2. 1 - molto meglio allora "Something About Joy Division" della nostrana Vox Pop.
    Se ne era parlato ad esempio su Place to Be alcuni mesi fa.

    2 - il termine che mi viene per il libro della moglie di Curtis, più che sconvolgente, è "deprimente".
    La cronaca di un matrimonio insignificante fatta da una persona tradita e (comprensibilmente) incattivita.
    A essere buoni, inutile.
    A essere cattivi, almeno la sciura Curtis ha trovato il modo di monetizzare la morte del marito.

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  3. Non la conosco, ma sono curiosa di ascoltarla.

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