Disco discretamente incensato dalla stampa di settore, per un complesso inglese relativamente sconosciuto ai più. CEF è un condensato inafferrabile di tutte le freakerie emerse prepotentemente nel decennio '00, corredato da eclettismo invidiabile ed una varietà sufficiente a non tediare o indugiare in eccessi spropositati, specialmente se si considera il kilometraggio del percorso, che si aggira sui 70 minuti circa.
Pur riconoscendo l'originalità e la maestria del combo, che peraltro si dice sia in giro da metà dei '90, mi sembra opportuno citare parallelismi che si colgono facilmente: i Rollerball più caoticamente free-jazz, gli ultimi Cerberus Shoal nelle pieces più teatrali e con movenze vagamente etniche, Nurse With Wound nei cerimoniali più astratti. Non a caso Stapleton si è reso protagonista di una decisa promozione nei loro confronti, avendoli fatti uscire su United Dairies.
Per non tacere di qualche fraseggio che clamorosamente fa tornare indietro al leggendario The end of an ear di Robert Wyatt. Sarà anche per il massiccio uso dei fiati, che conferisce ancor più follia all'impianto deviato in partenza. Poi magari 17 pezzi sono anche troppi, ma è un operazione senz'altro concettuale (persino alcuni titoli dei pezzi ispirano simpatia) e nel finale c'è anche la lunga Erasmus, the queen dentist, che è un lungo drone di fiati increspato da una linea psichedelica (chitarra? voce manipolata?) che mi riporta dritto dritto ad Ummagumma, per poi sfaldarsi/trinciarsi in un rombo di motore. Quindi, togliendo 4-5 episodi poco riusciti saremmo stati di fronte ad un capolavoro di freakerie assortite, ma dopo tutto va bene così....Ottimi.
Pur riconoscendo l'originalità e la maestria del combo, che peraltro si dice sia in giro da metà dei '90, mi sembra opportuno citare parallelismi che si colgono facilmente: i Rollerball più caoticamente free-jazz, gli ultimi Cerberus Shoal nelle pieces più teatrali e con movenze vagamente etniche, Nurse With Wound nei cerimoniali più astratti. Non a caso Stapleton si è reso protagonista di una decisa promozione nei loro confronti, avendoli fatti uscire su United Dairies.
Per non tacere di qualche fraseggio che clamorosamente fa tornare indietro al leggendario The end of an ear di Robert Wyatt. Sarà anche per il massiccio uso dei fiati, che conferisce ancor più follia all'impianto deviato in partenza. Poi magari 17 pezzi sono anche troppi, ma è un operazione senz'altro concettuale (persino alcuni titoli dei pezzi ispirano simpatia) e nel finale c'è anche la lunga Erasmus, the queen dentist, che è un lungo drone di fiati increspato da una linea psichedelica (chitarra? voce manipolata?) che mi riporta dritto dritto ad Ummagumma, per poi sfaldarsi/trinciarsi in un rombo di motore. Quindi, togliendo 4-5 episodi poco riusciti saremmo stati di fronte ad un capolavoro di freakerie assortite, ma dopo tutto va bene così....Ottimi.
Nessun commento:
Posta un commento