lunedì 12 settembre 2011

Votiva Lux - Solaris (2002)

Occorre difendere la musica italiana, specialmente se ad una buona formula abbina testi interessanti, per noi che possiamo capirli. Ma se si vuol fare una proposta strumentale, maledettamente, si rischia di perdere il privilegio e subordinare il giudizio ad un contesto troppo ampio. Strana la storia del quartetto bolognese; negli anni '90 era dedito ad un wave-dark in italiano mutuato dai primi Diaframma, con tanto di cantante sosia di Sassolini. Comprai il demo Visioni attorno al '94 o '95, e lo trovai peraltro molto ben fatto, con delle buone songs in carniere. Poi fecero un disco che non trovai e li persi di vista. Solaris cambiava completamente pagina, rinunciando ad ogni vocalismo (eccetto gli epici fonemi del pezzo introduttivo, performati da un cantante gallese) e ad ogni influenza wave, andando a cozzare contro un rock psichedelico banale e triviale.
Estetizzanti ed autoindulgenti, i Votiva Lux coniavano delle mini-suite in cui l'approccio granitico delle chitarre trovava spalla in qualche effettino space, in una sezione ritmica monotona e senza scossoni, in un perpetuo sentore di jam-session inconcludente e perdipiù noiosa. Salverei soltanto la breve acusticheria di Inisheer, l'unico pezzetto che mi ha fatto immaginare qualcosa, chè per il resto spiace dirlo ma a me i Votiva Lux non dicono proprio nulla.

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