Ombroso cantautore britannico che, come si evince da foto, alterna stile acustico da murder ballad ad utilizzo saggio di laptop, sia per ispessire che per fornire bizzarri esperimenti sonori. Una soluzione che svariati progetti hanno provato a centrare negli ultimi 10 anni, ma che per quanto mi riguarda non ha mai generato almeno un capolavoro. John Burton ci va molto vicino.
Un altissimo lirismo ammanta le tracce migliori di questo bellissimo disco: almeno 4 pezzi (Now, Let it begin, Dream I, Seba) possiedono il tocco magico e infinitamente melanconico dei primi Black Heart Procession: l'approccio ai concretismi e alle disturbate frequenze contribuisce a mischiare le carte.
Questo tagliafoglie, che evita qualsiasi luogo comune crooneristico (proprio come i maestri Jenkins e Nathaniel), sa creare ambientazioni da melodramma commovente: l'iniziale Let it begin, con l'innesto di archi (veri o campionati che siano), mi ricorda addirittura l'afflato del giovane Roy Harper.
Una menzione va fatta anche per i pezzi sperimentali, come Dream II o In the morning, che intervallano con sinistre emissioni glitch e plumbei droni da quiete dopo la tempesta. Plauso.
Questo sembra interessante e non lo conosco proprio, ne approfitto.
RispondiElimina:)
E' bellissimo, fammi sapere cosa ne pensi
RispondiEliminaFantastico. Grazie di cuore.
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