Rispetto a quel piccolo capolavoro di discrezione che fu un anno prima Hostluft, questo fu una specie di gentile rivoluzione. Con l'innesto in pianta stabile di un violoncellista ed un chitarrista (per la verità molto più ambientale che classicamente indotto) Wenngren apriva gli orizzonti ad un ampiezza difficilmente prevedibile.
Mini-sinfonie come The summer triumph, And the rain did fall e Above the flood portano addirittura a pensare ai Balmorhea più ispirati, tant'è la pienezza. E' un disco che già dai titoli fa pensare all'estate, ma un estate scandinava che si dipana tiepida e mai completamente sciolta; le melanconiche linee pianistiche di Wenngren, lente ed emotivamente compassate, restano di un umanità che ha del miracoloso.
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