giovedì 28 febbraio 2013

Loop - Fade Out (1989)

Ogni qualvolta rispolvero un bel Loop d'annata, il pensiero è sempre quello: non erano dei fenomeni, non avevano tantissime idee e le pestavano ossessivamente, ma erano originali, sapevano scrivere ottimi pezzi e fecero 3 grandi albums. Poc'altro da dire.
Fade out faceva da tramite fra il primo sconvolto e l'ultimo riflessivo, vaporoso A gilded eternity. Più stoogesiano il sound, più sgranate le chitarre, col basso sempre a pulsare profondo. Il top è Vision stain, che oltre ad un tiro irresistibile mi sembra godere di una produzione più espansa, aperta.
Ecco il punto: se c'è stato un fattore limitante per i Loop, è sempre stata la produzione: troppo compressa. Ma forse fu un effetto voluto per renderli ancora più stordenti ed ottundenti.
Nelle bonus tracks trovano posto due grandi covers; i Pop Group di Thief of fire vengono sfigurati sotto la tipica coltre lavica. Con Mothersky dei Can Hampson & compagnia raggiunsero un livello di stratosfera irripetibile, ma forse lo dico più per nostalgia personale: una ventina d'anni fa la sentii su Planet Rock e restai paralizzato dall'emozione.
Buona notizia, lo choc è garantito anche ora.

2 commenti:

  1. Una gtande band davvero i Loop, che hanno lasciato degli autentici capolavori poco conosciuti, purtroppo. Sono contento che tu abbia ripescato Fade Out, ricordo ancora l'emozione di quando comprai il long playing e lo ascoltai tutto d'un fiato... Ho riacquistato la ristampa in cd qualche anno fa (assieme agli altri) e l'incanto si è riproposto. Grazie e ciao.

    RispondiElimina
  2. Grazie a te per questo tipo di testimonianza che è sempre bello condividere!

    RispondiElimina