Ormai non ci speravo più che tornasse, invece riecco Aidan Moffat con barba imbiancata e veste di LP, a ben 6 anni di distanza da Dip.
Folgorato sulla via di Leyland "The Caretaker" Kirby, torna a confezionare i suoi collages a base di cut and paste, ma con uno stile profondamente diverso da prima. Se nelle prove precedenti dimostrava quasi un senso ludico ed ironico anche nelle tracce più riflessive, qui Moffat appare molto più serioso del solito.
Basti uno dei capolavori del disco ad esemplificare, Harmonic Avenger: piano, archi, accordion e gorgheggi femminili a creare un clima di indicibile bellezza malinconica. Le assonanze con Kirby appaiono evidenti in Sad Laugh, The grief that does not speak, Exits: fonti antiche di vinili consumati e polverosi, loops di frasi solenni a base di archi (o mellotron) e piano accademico ultra-riverberato.
E' comunque un disco molto frammentato, con diversi e brevi intermezzi a spiazzare, senza dare un indicazione ben precisa o un filo conduttore. Alla fine, i 7 minuti e mezzo di ambient sinfonica di The kingdom contribuiscono maggiormente a rendere indefinibile il quadro. Il che non è necessariamente un difetto o un pregio; non sono obiettivo, ma chi ha orecchie per intendere.....
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