Seppur in larga parte debitore del suono louisvilliano dell'epoca in cui si formarono, Lische è da considerarsi episodio fondante della musica italiana perchè simboleggia il debutto di quel grande personaggio che è Succi, che ancora oggi riesce a stupire (si ascolti il recentissimo Quintale) e fornire prove di indiscutibile spessore.
L'opening track Isolami è un chiaro residuato slintiano che parte piano ed arriva forte, con l'aggiunta del suo chitarrismo nevrastenico. Scorrono, come in un film in bianco e nero, le aridità desolanti e nebbiose (Strada secondaria, Punti cardinali), i thrilling tesissimi (Ominide, Megacasma), e i gioielli rappresentati da Sogni d'oro (spettrale ambientazione in cui il sussurro inudibile di Succi si trasforma in un lontano, lacerante grido), e Fosca, due minuti e mezzo tambureggianti in cui voci diverse si rincorrono nel sottofondo, allucinate.
La personalità fortissima del trio era già un punto fermo: ma al tempo me li persi, complici le dubbie e confuse recensioni della stampa.
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