Una delle caratteristiche che mi ha sempre fatto adorare i Trans Am è la loro evidente auto-ironia, o senso del cazzeggio, in ogni caso antitesi del prendersi sul serio, fondata anche sulla base delle interviste che ho letto. Logico che anche il chitarrista Manley, in occasione del suo debutto solista, non faccia mancare la sua dose personale: basta vedere la copertina di Life Coach, in cui è impegnato su una Telecaster con cappellino da pescatore, sotto un bel cielo sereno variabile che è impresso anche sulla sua t-shirt.
In fondo, anche il disco non è che sia tanto da prendere sul serio: dopo quasi 20 anni di Trans Am ed una avviata carriera di ingegnere del suono/produttore, non credo che Manley possa più raggiungere vette artistiche considerevoli. Di conseguenza, Life Coach è riservato essenzialmente agli amanti di TA nonchè tributo abbastanza esplicito ai tedeschi degli anni '70, sia sul versante dei mostri (FT2 Theme è un'omaggio spudorato a Isi dei Neu!, Life coach suona come dei Kraftwerk '77-78 con Michael Rother) che su quello dei corrieri cosmici (Forest opening theme, Night Visions), con l'integrazione di qualche acusticheria (molto belle Lawrence KS e Gay bathers) e dronerie varie tanto per stare al passo coi tempi (Work it out).
Che poi, a pensarci bene; se fosse il disco di un debuttante sconosciuto, non sarebbe poi da prendere poco sul serio.....
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