Non sarà stato il miglior disco di dark-ambient della storia, ma Heresy è senza alcun dubbio un manifesto della collocazione, peraltro sempre schernita dal suo stesso autore.
Va detto, con trasparenza, che checchè ne dica il buon Williams, non è che ci si possa sollevare così facendo spallucce delle proprie emissioni, nel caso di Heresy sotterranee nel vero senso della parola (si riferisce di registrazioni effettuate in cunicoli, rifugi, cripte e quant'altro, nonchè addirittura di fonti organiche di materiale vulcanico!). Tant'è che il riconoscimento generale del suo lavoro l'ha portato a lavorare a getto continuo per l'industria cinematografica e a collaborare con illustrissimi personaggi della scena alternativa (Melvins) e più o meno mainstream (Tool). Ben pochi altri reduci della stagione industriale di 30 anni fa si sono tolti tali soddisfazioni.
Al netto delle premesse, Heresy è una sonorizzazione ispettiva divisa in 6 tranches del brancolare nel buio, non troppo spaventevole e fluttuante nelle sue viscere. Il picco è costituito dalla n. 5, col suo solenne barrito di 3-note-3 che rintrona ed introduce la laguna melmosa di fauna informe della n. 6. Tutto ciò era stato preceduto da 4 fasi aride, secchissime, ma di sicuro il cuore pulsante dell'opera.
Con buona pace di Williams, che sostiene che questi luoghi sono il riflesso della propria anima. Questa è purissima dark-ambient di scuola originale.
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