venerdì 12 luglio 2013

Oxbow - King of the Jews (1991)


Forse ho speso troppe parole nel tentativo di descrivere due fra i dischi più recenti del gloriosissimo combo californiano che al momento, voglioso di ripescare qualche episodio del passato, non mi sovviene proprio un granchè, se non di ribadire il dato di fatto che si tratta di uno dei più grandi gruppi degli ultimi 20-25 anni in tema di art-avant-rock. Seguito dell'ispido e shockante debutto Fuckfest, King of the jews è forse il più radicale esempio di sperimentazione, in cui un giovane Niko Wenner era in grado di architettare fra le più svariate ambientazioni, di cui un estremo è dato dalla raffinata soundtrack di Bomb, per archi ed acustica. Che poi Robinson ci rivolti sopra uno dei suoi deliri letterari-metropolitani, fa parte del contesto. Salendo per gradi, Angel sfoggia un pianoforte dispari ed un basso fretless di rilievo prima di diventare uno dei loro classici horror-blues-core. Altrove regna incontrastato un caos colto che sfocia nell'avanguardia sconnessa di Cat and mouse, il blues-doom dissonante di Burn, la slide demoniaca di Woe, con la performance più out di Robinson che sembra sempre sul punto di subire un attacco cardiaco.
Dopo quasi 20 minuti di silenzio, chiude il macello di feedbacks di Pannonica, col lieve sottofondo di un'acustica vagamente jazzata. Terrifico.

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