Ricordo un vecchio Blow Up con la rubrica Runners curata da Pinzone (fra l'altro tutt'oggi in essere, e credo fra le più longeve in assoluto del magazine) in cui si parlava dei Piano Magic, allora ai primi singoli, come una brillante promessa del post-rock. Tempo un paio d'anni e le cose cambiavano radicalmente per i londinesi, con Low birth weight a gettare la maschera e mostrare una rielaborazione ben congegnata di new-wave, dream-pop, shoegaze e folk gotico.
Se dopo oltre 15 anni sono ancora in giro a fare dischi (peraltro ancora molto buoni), un motivo ci sarà pur essendo il bastone del comando sempre stato in mano al chitarrista Johnson. Qui ci sono alcuni pezzi veramente da sogno, Crown estate, Bad Patient, Snow drums, Dark secrets look for light, quadretti di ambient-rock sopraffino, con le voci alternate; il confidenziale parlato di Johnson e l'estatico canto della Potter, meteora della line-up.
Non tutto funziona a meraviglia, per carità; ci sono passi falsi e incertezze che inficiano un po' sul giudizio complessivo (un paio di dissertazioni elettroniche senza molto senso, un altro un po' pallida copia degli Slowdive) di una tappa comunque chiave sul sentiero che li avrebbe portato a diventare protagonisti.
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