Non avevo mai neanche sentito parlare degli Shearwater fino a quando il leader Meiburg divise il progetto Blue Water White Death con
Jamie Stewart, pochi anni fa. La curiosa somiglianza del canto fra i
due me li fece confondere non poco, ma fortunatamente il confronto
finisce qui e non c'è in campo musicale.
Shearwater,
di fatto un progetto solista nonostante la formazione completa, vede un
autore maturo, di origine indubbiamente american-folk (fu fra i
fondatori degli Okkervil River) ma padrone di una situazione versatile e
personale; conteso fra bucolicità commoventi (I was a cloud, Lost boys, Home life), classicissimi piano-voce (The snow leopard, curiosamente vicino ai Radiohead di Karma Police), melodrammi sostenuti e fragorosi (Rooks, Century eyes), Rook è
un disco gradevole che forse rinforza la condanna, se tal si può
definire gli Shearwater a restare un culto di nicchia; troppo complicati
per diventare di successo e troppo sofisticati per attirare incensi
dalla stampa. In ogni caso, la degna stoffa può mettere tutti d'accordo.
Nessun commento:
Posta un commento