venerdì 22 novembre 2013

Skullflower - Argon (1995)

Di solito, riguardo i dischi di free-noise, si può usare l'aggettivo impenetrabile, spesso se ci si riferisce ad una muraglia. Parlando di Argon, uno dei primi album dell'unità terroristica inglese Skullflower, mi verrebbe da dire invece molto penetrabile; nell'occasione composta da spinosi feedback continuativi (pseudo-chitarra), starnazzamenti incontrollabili ed ovviamente atonali (pseudo-sax o pseudo-flautino) e qualche rara comparsa del tipo se ci sei, batti un colpo (fustino di latta o affine).
Definire Argon concept o sinfonia in 4 movimenti può essere molto discutibile, anche se in effetti la divisione c'è: ciò che è più interessante è che gli Skullflower erano già distanti dall'area industriale, e con questo lavoro si proponevano come una specie di incrocio fra i Dead C più drogati e dei Borbetomagus completamente incapaci di suonare. Sarà indigesto a chiunque, ma è una catarsi lunga 80 minuti che vale la pena di oltrepassare almeno una volta.

2 commenti:

  1. Una volta sola.
    Altrimenti ti viene voglia di Nino D'Angelo.

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  2. Non sia mai. Io ci sono passato due volte in un giorno e non è stato così malaccio.

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