Verso la fine della penultima traccia, Paco, intorno ai 4'45" c'è una palese citazione di una progressione di accordi di Il porno star, anno di grazia 1994. Con questo non voglio insinuare che EIG sia un ritorno alle imprese titaniche di allora, ma se devo indicare un secondo miglior disco degli Shellac è l'ultimo della lista cronologica.
Perlomeno è energico, sa graffiare come ci si aspetta dalle 3 volpi e amen se la forma e l'inventiva non sono più quelle di una volta, se ci si arrangia col mestiere e con lo stile.
Le divagazioni minimal/astruse che non fanno impazzire ci sono (Elephant, Genuine Lulabelle), ma questa volta la scaletta l'hanno studiata bene e sbadigli non ne escono. The end of radio e Boycott riportano con successo ai tempi di Doris/Wingwalker, e fanno centro pieno i noise-boogie a rotta di collo Steady as she goes e Spoke, da annoverare fra le cose più lineari mai fatte da Albini & Co. E non è un paradosso.
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