Ristampato l'anno scorso per la prima volta dopo 32 anni, The expanding universe è un piccolo cult della musica elettronica in quanto la chicagoana Spiegel, musicista con un retroterra folk, fu una delle prime performers ad applicare il minimalismo al computer digitale. Incuriosisce, pertanto, l'ascolto del flusso dronico della title-track che si prolunga per 22 minuti con mutazioni quasi impercettibili: un po' tedioso sulla lunga distanza ma è significativo di quanto sia influente su una marea di acts del sottoterra americano attuale (zona Digitalis e dintorni)
Meglio le 3 tracce che lo precedono, segnate da una briosa elettronica cosmica debitrice oltremodo dei tedeschi di qualche anno prima ma con un piglio minimalista che lo rende abbastanza interessante. Non certo una pietra miliare, gradevole e nulla più.
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