Duo finlandese dedito ad uno spleen-folk altamente emotivo, dall'ampio respiro ed inevitabilmente invernale (almeno credo sia una sensazione di noi popoli latini, che la musica spiccatamente scandinava ci comunichi temperature rigide...), a mio avviso molto differente dai grandi connazionali Tenhi, a cui vengono accostati in pressochè ogni recensione.
In quanto meno solenne e più intimista, i Subaudition esprimono innanzitutto una debordante malinconia. Ciò che conta è che Scope sia una gemma sia per la scrittura che per gli arrangiamenti, innestati soprattutto sulle chitarre e con un uso intelligentissimo di piano ed organo. Nessuna percussione per un flusso di coscienza ammantato di emozioni cristalline (Raindrops, The blue light, No Angel, Counterwise, Godspeed le più belle). Unico difetto tangibile la voce, un po' deboluccia ed incerta; con un cantante di altra stazza questo si sarebbe chiamato capolavoro.
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