Dopo le implosioni dovute ai Sinistri, le frantumazioni soniche. I lunigiani alle prese con la loro opera più subliminale, implicita; un flusso che comunica prima di tutto isolamento.
Protagonista del disco la batteria di Bertacchini, onnipresente ed in primo piano, un apparente generatore di battiti random che suscita nevrosi all'ascolto.
Attorno a questa terra bruciata Giannini e Bocci giocano alle sottrazioni più che all'algebra dell'avanguardia. Ancor più difficile del precedente nella sua folle omogeneità. Nessun prigioniero.
Sedici anni.
RispondiEliminaRagazzi, qui il tempo passa.
Mi ricordo gli diedero pure una copertina su un periodico musicale di quelli buoni (o almeno che credevo tali).
Beh, io lo ritengo ancora tale, anche se da una decina d'anni non ho più un termine di paragone con gli altri.
RispondiEliminaSì ma qual'era? Il Mucchio, Rumore o Blow up?
RispondiEliminaBlow Up #4, gennaio 1998. Era ancora una fanza.
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