Più che stanchi, direi suoni evanescenti, quelli del duo texano. Mega-contemplazione di un paio d'ore talmente soffice e composta che durante la seconda ad un certo punto mi sono chiesto in quale razza di posto si trovasse la mia testa.
Nell'ambient il confine fra levitazione e rottura è molto sottile, i SOTL qui hanno fissato un punto di osservazione in cui molti altri si sono posizionati successivamente. La fonte di saggezza primaria è sempre quella dell'Eno di Airport, ma io odo anche le prime, educatissime partiture di suo fratello Roger o le arie sinfoniche di Budd, vedi la commovente Requiem for dying mothers e la neoclassica Mulholland. In ogni caso, un solco che non finisce mai, mai e poi mai, e l'abbandono è sublime....
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