Una festa di oscillatori che prosegue per traiettorie che evocano un Klaus Schulze in miniatura e depurato da trionfalismi wagneriani. Così ha scritto Valerio Mattioli riguardo a Spazio, e potrebbe bastare per dare un idea del suono allucinato, perverso e fosco creato da Tommasi, librarysta di culto ma che di lavoro ha fatto in gran parte pianista jazz, compositore di colonne sonore e turnista dal vivo per nomi famosi della musica leggera nazionale.
Come la maggior parte dei colleghi contemporanei più o meno illustri, Tommasi si è cimentato con sonorizzazioni sotterranee e questa più che uno sguardo alla volta celeste si direbbe un bad trip di sfasature liquide, di brancolamenti lunari; poche le fasi veramente musicali, dovuta a qualche sparuto bordone d'organo. Spericolato.
Complimenti per questa tua indagine questo filone library, è veramente interessante.
RispondiEliminaGrazie, ma grazie a VM! C'è tanto da scoprire, e pensare che erano musiche di servizio....
RispondiEliminaUn'altra bella sorpresa. Ormai sta diventando una consuetudine.
RispondiElimina"Klaus Schulze in miniatura", non male.
Non sai, per caso, se fosse una colonna sonora o simili?
Credo che ogni singolo prodotto library di quegli anni avesse come destinazione d'uso la sonorizzazione di documentari ed affini. Ma info al riguardo in rete sono pressochè inesistenti, e la curiosità cresce sempre più.
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