Stranissima band londinese attiva fra la fine degli '80 e la metà dei '90, partita da un substrato acid-rock di quelli belli cattivi fino ad elaborare una mistura fra wave deviata, industriale spinto e sperimentalismi un po' amatoriali ma shockanti.
Di questi tre elementi è formato Angels in Pigtails: lasciando il proto-stoner ad una metà dei pezzi (a tratti così abrasivo da lambire il noise-rock come in Inbred 73, in cui sembra di sentire gli embrioni dei Pissed Jeans!), una certa ispirazione proviene dai Pil di Metal Box (dub scarnificato, batteria riverberata) e da Y del Pop Group (collages avanguardistici, che girano un po' a vuoto a dire la verità). Se dal titolo dell'opening track, Chrome, si può pensare quale fosse la loro musa, all'ascolto del complesso si rimane abbastanza delusi. Ne deriva un disco troppo frammentario e casinista per essere apprezzato; forse l'idea originale era troppo ambiziosa per i mezzi in dote ai Terminal. In un'area affine, soltanto i Blind Idiot God sono riusciti a fare centro, ma le basi di partenza erano ben altre.
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