Dopo il furore agonistico della reunion, i Wire sono diventati dei distinti signori di mezza età che continuano a divertirsi e godersi lo status symbol raggiunto con tutti i benefici annessi.
Hanno perso Gilbert dimissionario nel 2004 e di conseguenza privi dell'elemento più visionario del quartetto storico, si sono adagiati sulla loro formula classica dal 1988 in avanti (per favore non si facciano paragoni con epoche remote), privandosi del tutto delle parti elettroniche. Red Barked Tree è in tutto e per tutto un album chitarristico, con Newman in netto dominio e Lewis un po' rinunciatario. Ciò che piace è il tiro ritmico che il trio sfoggia in più di un numero; poi che i giovani che li imita(va)no suona(va)no molto più ingessati con 30 anni in meno sul groppone, quello è un altro discorso.
A vederli vestiti con quelle giacche, si intuisce persino il percorso artistico degli Wire di oggi: conservazione, tributi, stima della stampa e poco altro. L'arte e il fulmine creativo ormai sono dei lontani ricordi, e neanche le canzoni sanno imprimere.
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