Mi affascina il concetto che il danese ha voluto riversare su solco digitale. Ha registrato i suoni che si sviluppano naturalmente nella cavità auricolare, quando essa viene sollecitata, tramite un processo tecnico che non sto a riportare; tutti i dettagli si trovano in rete.
Ovviamente noi umani non li percepiamo a questo livello, ma il titolo stesso sta a parafrasare l'esistenza degli acufeni, ovvero i fischi e ronzii che sono fra i sintomi della labirintite. Infatti il flusso sonoro è costituito da drones costanti, perfettamente lineari, che non mollano un attimo.
Ci sono almeno 4-5 modulazioni di frequenza principali, tuttavia ognuna di esse è stratificata con altre a loro volta complementari. Da circa metà le toniche si rivestono con una parvenza di equilibrio diapasonico, dall'effetto ancor più astratto.
Una volta finito il solco, l'ottundenza di Labyrinthitis non si dimentica facilmente. Ma è una scultura di suono, e come tale va considerata.
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