Come lasciato intendere sul suo sito all'atto dell'annuncio, Plotkin decretò la fine dei Khanate a causa dell'inaffidabilità di Dubin e di O'Malley. Ma la grande ispirazione che li aveva generati era ancora attiva, e così con Wyskida ha varato il progetto Jodis integrando Turner, il frontman degli Isis all'orlo dello scioglimento.
Jodis prosegue con abnegazione la ricerca ritmica dell'ultra-doom originale ma la spoglia di ogni pesantezza e ne costituisce una versione mistica. Grande sorpresa, al primo ascolto. Grande piacere, dopo decine e decine di ascolti. Un'altro capolavoro.
Il silenzio e i riverberi ora hanno un accezione quasi celestiale. Nei primi due titoli, Ascent e Continents, Turner esordisce con un tono da canto gregoriano che conferisce la levitazione mirata. Plotkin fornisce note parche e rarefatte di chitarra appena appena increspata, Wyskida se ne sta a tramare nel sottofondo, emergendo con rullate primordiali proprio quando uno penserebbe che non prende parte alla seduta.
E' un'ultra-slow-core riflessivo-esistenziale quello di Follow the dogs, che sublima verso altre stratosfere con Little beast, Waning e si polverizza sul drone agitato del finale di Slivers.
Unica eccezione, la title track che fa salire i toni e vede Turner al growl controllato. A pensarci bene, Jodis non ha molto a che vedere con Khanate a parte le (non)ritmiche. E' un entità che, mentre la si suona, sembra far levitare la stanza. Un grandissimo proseguio, come peraltro confermato dalla recente replica di Black Curtain.
La versione purgatoriale dei Khanate. Bellissimo.
RispondiElimina