Non è che vengano spesso ricordati fra i nomi importanti del progressive, i piemontesi Jumbo. Guidati dal songwriter Fella, in possesso di una voce grassa e rauca da orco bluesman, nell'arco della loro breve esistenza non sono riusciti a lasciare un segno tangibile nell'età dorata.
Richiami concreti ai Jethro Tull ed impennate Banco sono le impressioni più immediate all'ascolto di DNA, peraltro contenente la dignitosa Suite per il signor K che aveva il pregio di mettere in mostra le qualità del chitarrista Bianchini, mentre gli altri componenti sfoggiavano la buona tecnica della media del tempo ma senza impressionare particolarmente. Il problema principale del disco purtroppo riguarda la facciata B, di una inesorabile bassa qualità fra banalissima acustica e pseudo jazz senza alcuna fantasia.
Neppure col disco successivo, a cui partecipò persino Battiato, riuscirono a combinare granchè.
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RispondiEliminaEcco, già li avevi castigati ...
RispondiEliminaIn effetti la seconda parte di DNA è una ciofechina.
Il primo disco una ciofeca, il terzo, per l'Italia, mi soddisfa.
Niente entusiasmi, però.
Con tutti i tesori che c'erano nello stivale in quegli anni, la rilevanza dei Jumbo mi sembra abbastanza risibile.
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