Residuato nostalgico dei tempi di vacche magre: 16-17 anni fa comprai questo disco in cassetta (!) per pochissime migliaia di lire, nonostante all'epoca fossi tutt'altro che entusiasta di Jon Spencer. C'è stato un momento, a metà anni '90, in cui era così pompato (persino i miei adorati speaker di Planet Rock lo incensavano) che mi sfiorava l'antipatia, ma non era solo quello: le mie orecchie ancora presissime da grunge, indie ed alternative sopportavano a fatica questi grezzi deliri punk-garage-blues.
A vent'anni di distanza, cosa resta di questo primo album omonimo? Venti, brevi sgraziate tracce che obiettivamente si farebbe anche un po' fatica a rivalutare, però....ora riesco a coglierne lo spirito divertito e dissacrante che la seriosità del post-Cobain opprimeva un po', nonchè l'approccio strumentalmente animalesco-primitivo che rendeva tutto così grottesco. Alcuni pezzi poi sono quasi irresistibili: Chicken Walk, What to do, Eliza Jane, Write a song.
Soltanto una cosa chiedo: che non venga tirato in ballo il nome di Don Van Vliet. Sarebbe una bestemmia.
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