Prova di forza e disperazione, il sudore di un fine-inverno a Preston, la precarietà nel poter mettere in scena la propria grandezza nonostante il notevole rodaggio sul groppone, la vigilia di un giorno bisestile immortalata e consegnata ai posteri.
Chissà cosa pensarono i presenti; di certo non viene ricordato come il miglior concerto in assoluto, gli errori non mancano ma facevano parte del glorioso pacchetto. Hook che a metà di Twenty four hours scompare nel nulla, le 3-4 stecche di Sumner, l'attacco incartato di Morris in Disorder, diventano, per chi vuole ancora bene ai JD, quasi highlights.
Quelli veri invece riferiscono della versione bozza di The eternal, 9 minuti di gotico nebbioso-vaporoso ai limiti dell'ambient, una devastante Colony e una grande versione di Warsaw, che nel suo ritmo rallentato trovava una nuova collocazione e la prova trascinante di Curtis, una delle migliori ch'io ricordi di aver udito.
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