Uno dei dischi più incredibilmente strani che mi sia capitato di ascoltare, e non soltanto per l'altissimo tasso di freakeria ivi contenuto, che da solo di per sè non sarebbe stato sorprendente. Registrato dal vivo nel 1975 in un università dell'Alabama da questo ensemble, i Debonairs, una mini-orchestra di 10/12 musicisti, come da titolo si tratta di un bignami di patafisica all'ennesima potenza, con l'aggiunta di un frontman, tal Fred Lane, che non faceva altro che aggiungere benzina sul fuoco della provocazione e dell'ironia prorompente da questi solchi.
Innanzitutto gli estremi del disco, My kind of town (Sinatra) prima e Volare (indovinare...) dopo: due prese in giro colossali al jazz da big band, due scalcinati ed irresistitibili swing dell'assurdo. Imperdibili. Nel mezzo, questo Lane che presentava le operazioni con declamazioni e gags di chiaro sapore cabarettistico, applausi oceanici platealmente posticci in contrasto al pubblico realmente presente, sparuto. E soprattutto gli shock auditivi: un traumatico Concert for active frogs, 10 minuti di squittii per fiati e voci modificate che manco uno stagno in piena estate. The captains of industry, power electronics non-sense per trapani e microfoni. The Lonely Astronauts, sinfonia demente per cello, fiati e corde di chitarra sul manico. The Chief divisions..., squinternata marcia etnica con qualche anno di anticipo sui Sun City Girls.
Eccessivo, assurdo, esilarante.
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