Un po' di Francia, adesso; una presenza non minore all'interno della List, quella transalpina, che con lo scorrere degli ascolti mi impressiona sempre più. I Lard Free, quartetto condotto dal batterista/tastierista Gilbert Artman, realizzarono 3 dischi fra il '73 ed il '77, mescolando elettronica e jazz-rock come se nulla fosse. Questo fu il primo, pregno di forza innovativa (per l'epoca) ed una virulenza esecutiva che hanno del miracoloso. Se già i pezzi eseguiti canonicamente si differenziano per uno stile ineffabile e vulcanico (basso tellurico, chitarra e sax che impazziscono senza preavviso, esplosioni free a tradimento), quelli in cui l'elettronica ha il sopravvento sono oltremodo disorientanti. Così il synth (suonato dal bassista Eyhani) diventa l'elemento destabilizzante della situazione, facendo collidere con successo mondi all'apparenza così distanti.
Un'altra formazione di cui tocca andare a scandagliare la discografia.
Uno dei miei preferiti della lista
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